In Italia oltre 5 milioni di aziende hanno meno di 50 addetti e si qualificano, quindi, come micro e piccole imprese (MPI): complessivamente questi operatori rappresentano il 99% delle aziende e impiegano quasi il 65% della forza lavoro livello nazionale.

Considerando quindi l'importanza delle aziende di dimensioni ridotte nel sistema produttivo italiano, Ecocerved ha realizzato lo studio "Rifiuti delle micro e piccole imprese" – anticipato con una sintesi dedicata all'industria manifatturiera nel Rapporto GreenItaly 2015, a cura di Unioncamere e Fondazione Symbola – in cui si propone un'analisi dell’impatto ambientale, con specifico riferimento ai rifiuti, delle attività economiche svolte dalle MPI.

Obiettivo della ricerca è, in prima battuta, fornire alle amministrazioni centrali e locali, alle associazioni di categoria e anche alle imprese del settore, un quadro di riferimento comune e attendibile per valutare la significatività del contributo delle MPI alla produzione di rifiuti. L’analisi intende inoltre essere funzionale all’individuazione di eventuali criticità (collegate per esempio alle quantità, alle tipologie e alla localizzazione dei rifiuti) e alla conseguente predisposizione di possibili interventi migliorativi, come semplificazioni amministrative e nuovi servizi.

Dall'analisi svolta emerge che la produzione dei rifiuti da parte delle MPI è quantitativamente significativa ma non rappresenta profili di criticità ambientale. Le MPI che producono rifiuti sono infatti quasi 700.000 e ne generano oltre 50 milioni di tonnellate, ma se si escludono i rifiuti da costruzione e demolizione e quelli derivanti dal trattamento dei rifiuti, la quantità si ferma a circa 13 milioni di tonnellate.
I pericolosi costituiscono il 5% del totale prodotto dalle MPI, molto al di sotto di quanto risulta per le imprese con almeno 50 addetti (12%).
A livello dinamico la produzione di rifiuti delle MPI diminuisce nel quinquennio 2008-2012 di quasi il 3%, a fronte di un aumento del numero di imprese produttrici superiore al 10%.

Per quanto riguarda poi la fase di gestione dei rifiuti, le MPI mostrano comportamenti decisamente green: i rifiuti che producono risultano avviati infatti a operazioni di recupero per il 78%, quasi 10 punti percentuali al di sopra della media generale, riferita alle imprese di qualsiasi dimensione aziendale. La gestione dei rifiuti delle MPI è particolare virtuosa in relazione ai pericolosi, destinati al recupero per il 36% della quantità prodotta, a fronte del 25% rilevato invece a livello complessivo.
Su scala territoriale emerge in particolare una sostanziale omogeneità tra Nord e Sud del Paese, accomunati da una quota di avvio al recupero dei rifiuti prodotti da MPI che si aggira intorno all’80%.
Le più efficienti sono le microimprese (fino a 9 addetti), infatti destinano a recupero, soprattutto di materia, l’83% dei rifiuti prodotti.
Ampliando infine l’orizzonte temporale, la quota di rifiuti indirizzati al recupero dalle MPI esibisce un trend in aumento di quasi il 4% dal 2008 al 2012, trainato in particolare dalle microimprese, contro una diminuzione dell’avvio a recupero da parte delle medie e grandi imprese.